Chi cavalca la paura dello straniero
Il pretesto della crisi
nasconde il razzismo
(g.n.) - Il razzismo, per i benpensanti dei giorni nostri, continua ad essere un'entità astratta, come è stata la mafia, fino a qualche anno fa, per tanti "ignari" notabili siciliani. Semplicemente non esiste. Tutto ciò che è indecoroso proclamare, che è moralmente inaccettabile, che colpisce la coscienza civile, anche se presente nella realtà sociale con devastante e crescente virulenza, deve essere negato. Sia per esorcizzare la vergogna, che per sostanziale difetto di umanità. È accaduto in passato con il dramma della shoah, con lo sterminio delle camere a gas, con ogni altra sorta di crimine nazifascista. E il fenomeno ha assunto dimensioni rilevanti, si è articolato in diaboliche forme organizzate. Per sostenerlo è nata addirittura una categoria di "criminalità" intellettuale, quella dei cosiddetti storici revisionisti. (segue)
Sempre più destabilizzante la politica estera di Trump
Ed ora il "guascone" scatena
la guerra dei dazi nel mondo
L'Europa pronta a varare provvedimenti di ritorsione
Campa cavallo che l'erba cresce
Il "contratto" Lega-Cinque Stelle
I sogni e poi un grande incubo
Di GUIDO NICOSIA
Comunque vada sara' un pateracchio, non un governo. E, quel che è peggio, a pagarne le conseguenze saranno, ancora una volta, gli italiani. Tutti. Quelli che hanno votato Lega e Cinque stelle (e pazienza per loro, perché è giusto che chi è causa del suo mal pianga se stesso) ma, purtroppo, anche chi, il 4 marzo, ha tenuto ferma la barra della nave e tuttavia non ce l'ha fatta, travolto dall'onda anomala e insensata del populismo nichilista. Mala tempora currunt. E siamo solo all'inizio.
L'appello alla responsabilità
e le aspettative del Paese
Il "gioco facile" di populisti, sovranisti ed euroscettici
E' NEL "DEFICIT" DI DEMOCRAZIA INTERNO
IL RISCHIO VERO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE
Una sola ed unica speranza di possibile riscatto:
l'unione politica vaticinata dall'ideale federalista
Dove va l'Europa? Quali prospettive per il futuro del vecchio continente? Con questa analisi spassionata e impietosa della situazione di crisi che investe l'Unione Europea agli albori del nuovo millennio, un giovane studioso identifica il "male" strutturale che affligge l'impianto stesso di quella che è (o dovrebbe essere) la Casa Comune per cinquecento milioni di cittadini. E sollecita il dibattito tra le giovani generazioni
di Giovanni Domaschio *
Alle porte dell'autunno di questo 2018, a fronte della crescente forza ed influenza del populismo xenofobo in Europa, l'Unione Europea è incredibilmente riuscita a mostrare i propri muscoli, o almeno così poteva sembrare. Con una votazione storica, avvenuta il 14 settembre nel parlamento europeo, è scaturita la decisione di attivare l'articolo 7 del trattato di Lisbona, stabilendo sanzioni e sospensione del diritto al voto nel consiglio europeo per l'Ungheria, colpevole non solo di essersi opposta a qualunque forma di accoglienza nel contesto della gestione dei flussi migratori, ma anche di aver limitato internamente la libertà della magistratura e delle ONG nel Paese, nonché delle Università.
Chi fa i conti
senza l'oste
"Un eloquio colto, parole sagge e misurate, una dotta disquisizione integrata da approfondimenti filosofici". Fa davvero impressione ascoltare tanti vecchi tromboni -uno di questi di abusata fama televisiva, lo sguardo sbarrato - intonare la gran marcia trionfale in onore del nuovo governo giallo-verde.
Con Jair Bolsonaro, in Brasile, svanisce l’ultima speranza di democrazia
Il disagio di un grande Paese
apre la strada al “populismo”
Perchè , pur accomunato ai “sovranisti” europei per il linguaggio cruento
e il disprezzo verso le minoranze etniche, il neo presidente non può
essere considerato la riedizione latino-americana di Salvini.
di GIOVANNI DOMASCHIO
La vittoria di Jair Bolsonaro in Brasile, per molti scontata, sembra essere l’ennesimo sintomo di un globale spostamento del quadro politico istituzionale verso la destra populista. È una notizia che ha interessato politici, giornalisti, osservatori internazionali, ed ha suscitato preoccupazione in vasti settori dell’opinione pubblica mondiale. Di Bolsonaro colpisce il linguaggio cruento, l’accentuata ed ostentata omofobia, la predilezione per le armi, il disprezzo nei confronti delle minoranze etniche o di qualunque altra natura.
Nuvole nere all'orizzonte per l'Italia e per l'UE con la maggioranza giallo-verde
RISCHIA L'ECONOMIA NAZIONALE E LA MANOVRA DI GOVERNO
MINACCIA ANCHE LE SORTI DELLA COSTRUZIONE EUROPEA
Incuranti di ogni invito alla prudenza i due vice premier Salvini e di Maio
procedono imperterriti nel loro disegno di demagogia populista
di GIOVANNI DOMASCHIO
Fin dall’inizio di questo ottobre 2018 infuria la polemica sulla manovra di governo e la sua non ragionevole filosofia: la creazione di ulteriore debito, l’aumento del deficit, al fine di raccogliere i fondi necessari alla creazione del reddito di cittadinanza e delle altre mirabolanti promesse elettoralstiche, è circostanza che allarma non solo qualificati settori di opinione pubblica in Italia, ma anche diversi leader europei e rappresentanti UE.
Sempre più arduo il percorso di integrazione per i richiedenti asilo
Con il decreto Salvini diventa precaria
la condizione "legale" dell'immigrato
Pesanti discriminazioni previste anche per "gli aventi diritto"
La spada di Damocle delle scadenze annuali dei permessi
di GIOVANNI DOMASCHIO
Passato all’unanimità nell’ultimo consiglio dei ministri, il cosiddetto “decreto Salvini” è oggetto di analisi e discussione in ogni spazio dei media italiani: dalla bacheca Facebook del segretario leghista stesso alla prima pagina dei principali quotidiani nazionali all’alba di martedì 25 settembre. Le ragioni e gli obiettivi da cui nasce il decreto sono chiari: una gestione interna del fenomeno migratorio che sia più in linea con i principi e le promesse della Lega e soprattutto un tentativo (la pretesa dichiarata) di garantire ai cittadini maggiori tutele in termini di sicurezza
Le primarie: quasi due milioni di cittadini votano al gazebo
Dal riscatto del Partito Democratico
nuova speranza per l’intero Paese
di GUIDO NICOSIA
Andare oltre l’evidenza è grottesco. E tuttavia c’è ancora chi insiste, nel mondo paludato degli esegeti da salotto che popolano i talk show televisivi, con affermazioni disfattistiche nei confronti del Partito Democratico. A cominciare dalle elezioni regionali svoltesi, prima in Abruzzo e poi in Sardegna, dove il PD, malgrado il responso, fallace ad oltranza, disvelato dai soloni della demoscopia nazionale, si è collocato al primo posto tra i partiti più votati scesi a confronto nella competizione elettorale. Dire la verità, valutare semplicemente i fatti, non è elegante, non fa tendenza. Meglio il paradosso, l’azzardo di un giudizio gratuito ed intellettualmente degradante: “ Non importa la classifica, primo o secondo poco conta. Ciò che ha valenza politica è un altro dato, in passato (il PD) governava, ora non governa più” (Così, nella sostanza, Ferruccio de Bortoli a Carta Bianca).
La “crisi “ della sinistra
lascia spazio ai populisti
di GUIDO NICOSIA
Davvero la memoria collettiva è così labile da oscurare, a distanza di poco più di settant’anni dal dramma e dagli orrori dell’ultimo conflitto mondiale, Il ricordo dell’immane genocidio e delle distruzioni che ne sono seguiti? Oppure la vocazione al male è così forte da riemergere, con prepotenza, nonostante tutto, nella società umana, non solo ignorando ma, addirittura, negando le nefandezze e l’orizzonte di morte che connotano la storia di un passato recente, con l’unico fine, irragionevole, di cancellare – micidiale colpo di spugna - lo Stato di diritto, che ha garantito, soprattutto in Europa, per tre quarti di secolo, dal 1945 fino ad oggi, pace e progresso civile?
E' "passata" la legge
che punisce l'Italia
di GUIDO NICOSIA
Buon anno. Che il 2019 sia, per tutti, portatore di serenità. Questo è l’auspicio. Purché il cielo, con i tempi che corrono, ce la mandi buona!
Quando il Parlamento viene esautorato, quando si imbavaglia il dibattito, si impedisce il confronto delle idee, si preclude all’opposizione il diritto di esercitare il proprio ruolo di controllo, come è accaduto in questi giorni in Italia, significa che la democrazia, nella sostanza, nella accezione più autentica del termine, è morta. Lo Stato di diritto cessa di esistere e lascia spazio all’avvento di un regime liberticida. Quel che è peggio, appannaggio di demagoghi imbecilli, generati dalla sottocultura della semplificazione xenofobo-populista e (forse) perfino inconsapevoli della gravità del danno di cui sono portatori. No, non faranno “di quell’aula sorda e grigia” un bivacco per le squadracce dei picchiatori venuti a Roma a castigare una classe politica “inetta e arrendevole”, i tempi sono mutati da quel turbolento inizio degli anni ’20 del secolo scorso: oggi la violenza, agli albori del nuovo millennio, si esprime con diverse modalità, ancorché ugualmente insidiose.