Campa cavallo che l'erba cresce
Il "contratto" Lega-Cinque Stelle
I sogni e poi un grande incubo
Di GUIDO NICOSIA
Comunque vada sara' un pateracchio, non un governo. E, quel che è peggio, a pagarne le conseguenze saranno, ancora una volta, gli italiani. Tutti. Quelli che hanno votato Lega e Cinque stelle (e pazienza per loro, perché è giusto che chi è causa del suo mal pianga se stesso) ma, purtroppo, anche chi, il 4 marzo, ha tenuto ferma la barra della nave e tuttavia non ce l'ha fatta, travolto dall'onda anomala e insensata del populismo nichilista. Mala tempora currunt. E siamo solo all'inizio.
Nembi oscuri si affollano all'orizzonte, forieri di tempesta. In 57 pagine di psichedelica elaborazione il "contratto" giallo-verde "per il governo del cambiamento", compendia un concentrato di assurdità e di ipotesi programmatiche impossibili da realizzare, perché realisticamente non compatibili con i limiti oggettivi imposti dalla finanza pubblica, tanto da farne un farneticante e pericoloso libro dei sogni. Laddove il pericolo discende dalla preoccupante deriva dei propositi espressi e dalle modalità operative di azione previste che potrebbero trasformare i sogni e le velleità di quel libro in un susseguirsi angoscioso di incubi. Se solo si pone attenzione alla necessità di tutelare i conti dello Stato, di rispettare le regole europee nel momento in cui la nostra economia registra i primi confortanti sintomi di ripresa, diventa sterile esercizio, velleitaria e irresponsabile iniziativa, soprattutto per chi pretende di fare politica e, peggio, di proporsi alla guida del Paese, costruire fantastici programmi di governo, senza preoccuparsi di trovare, prima, le necessarie coperture economiche. Di mantenere intatta una necessaria linea di stabilità. il "contratto" grilloleghista spara alto: reddito di cittadinanza (ti pago anche se non lavori) 100 miliardi all'anno, abolizione della legge Fornero (altro pesantissimo onere), flat tax (rilevante riduzione del gettito fiscale a sostanziale vantaggio dei redditi più alti) e chi più ne ha più ne metta. Tutto in un sol botto. "E noi andremo avanti - ha detto Luigi De Maio - nonostante le critiche dei giornaloni, nonostante le perplessità dell'Europa e dei tanti soloni che ci osservano, se i nostri elettori attraverso la Rete ci daranno l'ok" . In compenso 5 Stelle e Lega promettono di tagliare le pensioni d'oro, quelle superiori a seimila euro mensili netti. Il recupero previsto ammonta a mezzo miliardo. Ma non dovranno poi tanto dolersene i pochi "Cresi" colpiti dalla mannaia (che dovrà comunque fare i conti con infiniti ricorsi alle supreme giurisdizioni) poiché, fatta salva ogni altra decisione, otterranno, subito, un cospicuo rientro grazie alla flat tax che riduce loro la tassazione Irpef dall'attuale 45 al 15 per cento! Intanto i mercati finanziari entrano in fibrillazione, piazza Affari registra significativi contraccolpi negativi, lo spread tra i nostri titoli di stato e i Bond tedeschi sale a 165-170 punti. Che importa? Qualche santo, in cielo, provvederà. Non vi sono certezze, solo speranze. Dovrà farsene carico l'Unione Europea allentando i rigorosi vincoli attuali sul bilancio italiano, dovrà provvedere, magari con un provvidenziale condono, la banca centrale europea. Di virtuose politiche per avviare la crescita mantenendo a un tempo aperta la strada del risanamento economico non si trova traccia nel "contratto di governo" giallo-verde. Rimane una risoluta determinazione a contrastare l'immigrazione clandestina (che, per fortuna, registra già sensibile diminuzione rispetto allo scorso anno) programmando giganteschi (e costosi) rimpatri forzosi . Insomma, se si guarda al quadro economico, si intravvede solo un preoccupante incremento della spesa pubblica e una politica di intolleranza sociale nei confronti degli immigrati. Niente di più e di meglio. E si attende - altro sconcertante paradosso - la designazione di un Capo di governo terzo (non sarà Di Maio, non sarà Salvini) che non avendo partecipato alla stesura del fantasmagorico programma, si rimbocchi le maniche con tanta buona volontà e si accinga acriticamente a realizzarlo. Sotto gli occhi vigili e intransigenti di due inflessibili demiurghi. Non sarà compito facile quello del Presidente della. Repubblica, Sergio Mattarella, che attende gli venga proposto il nome di alto profilo di una persona cui affidare l'impegnativo incarico, in previsione di importanti scadenze interne e internazionali alle quali si approssima il Paese. E che dovrà apporre poi il propio sigillo anche sulla successiva nomina dei ministri. Ha da passa 'a nuttata.