Nuvole nere all'orizzonte per l'Italia e per l'UE con la maggioranza giallo-verde
RISCHIA L'ECONOMIA NAZIONALE E LA MANOVRA DI GOVERNO
MINACCIA ANCHE LE SORTI DELLA COSTRUZIONE EUROPEA
Incuranti di ogni invito alla prudenza i due vice premier Salvini e di Maio
procedono imperterriti nel loro disegno di demagogia populista
di GIOVANNI DOMASCHIO
Fin dall’inizio di questo ottobre 2018 infuria la polemica sulla manovra di governo e la sua non ragionevole filosofia: la creazione di ulteriore debito, l’aumento del deficit, al fine di raccogliere i fondi necessari alla creazione del reddito di cittadinanza e delle altre mirabolanti promesse elettoralstiche, e' circostanza che allarma non solo qualificati settori di opinione pubblica in Italia, ma anche diversi leader europei e rappresentanti UE. Il rischio reale di una simile avventata politica che qualcuno, a ragione, ha definito "folle", non solo riguarda ciò che immediatamente incombe - e non è cosa di poco conto - sulla ancor fragile economia nazionale e sui risparmi degli italiani ponendo inoltre una pesante ipoteca sul futuro delle giovani generazioni, ma investe direttamente le sorti della costruzione europea posta sotto attacco dal disfattismo dei paesi del patto di Visigrad e dai sodali italiani dell'alleanza giallo-verde. Che non ne fanno mistero. Ed è sul filo di questa logica distruttrice che i due vicepremier, Salvini e Di Maio, incuranti dell'invito alla prudenza espresso dal Quirinale, dai vertici della BCE e da altre autorevoli istituzioni internazionali, spingono vigorosamente per l’attuazione della manovra, senza modifiche di sorta. L'atteggiamento da mantenere nei confronti dell’andamento dei mercati, delle preoccupazioni degli altri leader europei e delle personalità interne a economia e finanza e' sempre lo stesso, sprezzante e arrogante: "me ne frego”, con tutte le varianti ormai assurte a una sorta di leitmotiv della politica italiana. Da un certo punto di vista ciò non deve sorprendere: è sempre stato tipico di ogni populismo proporre soluzioni semplici e concrete a problemi complessi e dai risvolti astratti. D’altro canto però, tale atteggiamento trae il massimo vantaggio politico da una preesistente condizione del dibattito politico: il deficit, l’ingloriosamente famigerato spread, il debito pubblico, sono sempre stati percepiti da gran parte della popolazione italiana come nemici invisibili e spaventosi, poco comprensibili, in quanto problemi non immediati o concreti, e perciò spesso ignorati del tutto nel dibattito politico. Gli attuali partiti di maggioranza si sono spinti oltre, trasformando tali nemici da invisibili ad assenti, negandone di fatto l’esistenza stessa. In verità il mastodontico debito pubblico e i propri effetti deleteri accompagnano il nostro Paese da tempo immemore e ci hanno portato sull’orlo del baratro a inizio di questo complicato decennio, quando a prendere in mano la situazione fu Mario Monti. Dopo il governo tecnico, infatti, ogni successiva legislatura ha, più o meno in sordina, combattuto contro questo gigante invisibile, questa spada di Damocle pendente sulla testa della penisola, riducendo il rapporto deficit-pil nel tentativo di arginare l’aumento dei tassi d’interesse sul debito. Nel frattempo, le campagne elettorali, le polemiche in seno alla politica, hanno iniziato a orbitare attorno a ben altri temi: dall’immigrazione, alla sicurezza, fino anche a sprechi e corruzione, dimenticandosi che proprio le proporzioni del deficit italiano rappresentano uno dei più grandi problemi a livello nazionale sul lungo termine. Questa dimenticanza, questa scelta di tenere il dibattito lontano da temi così complessi, nel timore forse che la popolazione potesse non capire, è comune a tutti i partiti, e permette ora alla maggioranza di trattare di un problema enorme con grande superficialità. Così, mentre infuriano le polemiche sulle nuove politiche migratorie, sulla sicurezza o sulla gestione della fresca emergenza da gestire a Genova, rischia di passare inosservato l’azzardo più grande del governo: alimentare la bestia colossale che minaccia l’Italia intera, la stessa che nel 2011 ci portò a pochi passi dalla bancarotta causando l’avvento forzato di un governo tecnico e di conseguenti politiche di austerità estrema: il debito pubblico Italiano, che ammonta a quasi il 4% del debito pubblico globale, la cui pericolosità, se pur non facilmente riscontrabile per il singolo cittadino al momento, è tutt’altro che ipotetica, astratta, o ignorabile.