E' diffice, in Parlamento, formare una maggioranza
Chi ha effettivamente vinto le elezioni legislative del 4 marzo scorso? Forse sarebbe meglio riformulare la domanda in termini diversi perché in realtà un vincitore non esiste, tutti i competitor in gara, a giudicare dalla situazione che si presenta, le elezioni le hanno perse. E infatti, se è ben vero che due di loro, ovvero la coalizione di Centrodestra e il Movimento 5 stelle hanno ottenuto, ognuno per conto proprio, il maggior numero di voti, un risultato vincente non esiste, perché mancano i numeri per dar luogo a una maggioranza parlamentare omogenea necessaria al varo di un nuovo governo. Soprattutto dopo le ribadite prese di posizione delle parti, contrarie ad alleanze interpartitiche, chiaramente ribadite dal leader populista Matteo Salvini e dal fantasista pentastellato Luigi Di Maio. Fuori discussione resta la legittima unanime decisione dei democratici naturalmente, dalle urne, collocati all'opposizione. E allora? Allora è crisi, "alla grande", come dicono i benparlanti della televisione. S'ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra (si fa per dire!) risponde uno squillo. Due galli in un pollaio, si sa, malgrado entrambi erigano la cresta vermiglia e siano spinti da analoghe pulsioni, scatenano la lite, non rinunciano a prevalere uno sull'altro, alla faccia di ogni saggia invocazione al senso di responsabilità nel superiore interesse del Paese. L'accordo diventa un'impresa impossibile. In campo restano solo le illusioni e gli auspici di chi spera che i "brutti e cattivi", nonostante gli insulti ricevuti e il disprezzo dei mancati vincitori, vengano spinti a compassione e corrano - senza nulla avere in cambio - in soccorso di chi sta per soccombere. Ma chi vive sperando, recita un vecchio adagio, muore cantando. Per non dire di peggio.